24 DICEMBRE.
Sono le ore 18,00 del pomeriggio e quando a Grisì l’aria di vigilia natalizia comincia a materializzarsi; la massaia è già pronta con il suo grembiule dal tono decisamente siciliano si cimenta elle prime operazioni di cotture per la preparazione delle pietanze tipiche locali che bandiranno la tavola dove i commensali prenderanno posto.
Fuori, l’aria è fredda!!
Le vie del paese sono quasi deserte ma illuminate a festa dalle luci natalizie che ogni famiglia ha voluto appendere nel proprio uscio.
La cucina è piena di vapore e di un forte profumo di verdure lessate esse sono le protagoniste principali della cena “ i carduna “ e “i vrocculi”(i cardi e i broccoli) appena scolate vengono poste in una pirofila a raffreddare.
Nel frattempo la massaia è già intenta nella preparazione dell’altra pietanza che mai manca in questa ricorrenza “ u baccalaru, o u pisci a mmoddu” ( il baccalà), questo un pesce, che è stato messo in acqua almeno il giorno prima per fargli perdere la grande quantità di sale che vi e stato apportato per la conservazione.
Ma ecco che l’olio, rigorosamente extra vergine di oliva della Contrada Strasatto, è già caldo abbastanza, per la frittura, dopo aver infarinato il pesce viene fatto friggere finché non assuma una media doratura poi man mano posto in un contenitore dove nel fondo vi è un tovagliolo per assorbire l’olio in eccesso.
E’ ora il turno di preparare le uova anche queste di assoluta genuinità date dalle galline dell’aia campagnola di famiglia, dopo averle battute quanto basta ed aggiunto il sale un po di pepe si unisce una parte di farina di rimacino. Quando ben amalgamata la “pastetta” la massaia vi inzuppa i Vrocculi e i Carduna per poi quando l’olio e caldo li butta dentro
L’orologio ha segnato il tempo sono le 19,30 e’ ora di preparare “u cunigghiu” (il coniglio), selvaggina proveniente dalla caccia stagionale appena conclusasi a Grisì.
Infatti i colli nei dintorni di Grisì sono mediamente popolati dal coniglio selvatico.
La ricetta sarà Coniglio alla cacciatora! Due conigli tagliati a pezzi la massaia li ha posti in un tegame a base larga e fondo spesso ha aggiunto dell’olio ed a fiamma lenta,
viene fatto rosolare avendo cura di mescolarlo una volta in più, non manca l’aggiunta di sale e qualche leggero pizzico di rosmarino che quando rosolato,
poi viene fatto evaporare del vino bianco I.G.T. in questo caso un catarratto da coltivazione biologica del territorio Monrealese e Grisì.
Restano da aggiungere la fecola di patate e l’aggiunta di qualche cucchiaiata di pomodori pelati provenienti dalle conserve di famiglia fatte a tempo debito quando nell’orto di famiglia i pomodori non mancavano;
l’ultima fase di cottura, sapientemente, la massaia la fa con il coperchio dando i giusti momenti di mescolamento.
l’ultima fase di cottura, sapientemente, la massaia la fa con il coperchio dando i giusti momenti di mescolamento.
Nel frattempo vicino al fuoco di un vecchio camino gira il pollo che il capo famiglia sapientemente ha voluto crescere e poi preparare. E quando ancora erano le ore 3.00 del pomeriggio mise in moto il girarrosto che solo in questa occasione viene utilizzato “a vigilia ri Natali”.
Una cottura lentissima data dal calore “ri zuccareddi”( ceppi di vite) dove tra una giocata con le carte siciliane ed una spennellata con un rametto di rosmarino bagnando con un pinzimonio fatto di solo e limone tanto in tanto danno al pollo un sapore forte ma nello stesso tempo testimone della genuinità.
E pronta la tavola pronti sono i piatti : o “baccalaru” viene dato sopra uno strato di marmellata di fico ( confettura anch’essa preparata in casa sapientemente congelata subito appena finita conservando così tutti i profumi della sua freschezza).
E pronta la tavola pronti sono i piatti : o “baccalaru” viene dato sopra uno strato di marmellata di fico ( confettura anch’essa preparata in casa sapientemente congelata subito appena finita conservando così tutti i profumi della sua freschezza).
A decoro un rametto di fiori di Finocchetto selvatico ed una chiocciola di pancetta , non devono mancare “i pumaroru sicchi” completano il piatto un crissino di grano duro con sesamo.
Lo stesso per chi vuole optare per “i carduna” e “i vrocculi”.
Finiranno di bandire la tavola
Il coniglio alla cacciatora accompagnato dalla salsina di cottura con il decoro del fiore di finocchetto selvatico.
La tavola è colma, i commensali in armonia si complimentano per il preparato si augurano che il Natale possa portare fortuna per il raccolto del futuro anno e con un brindisi fatto con uno spumante brut rigrosamante prodotto in Sicilia e precisamene dell’etna si augura un buon appetito.
Non devono mancare i formaggi locali con la tipica "Sasizza sicca" ( salsiccia essiccata cruda nelle tradizionali canne)
Come anche per il pomodoro fritto prima seccatto al sole di Sicilia e condito con un preparato di mollica olio di oliva e prezzemolo, sale.
Buon appetito.