mercoledì 9 dicembre 2009

I comuni e i rischi idrogeologici: un comune su quattro non fa nulla per prevenire i danni

Sono ancora troppe le amministrazioni comunali italiane che tardano a svolgere un'efficace ed adeguata politica di prevenzione, informazione e pianificazione d'emergenza, poche quelle che svolgono un lavoro di mitigazione del rischio idrogeologico, e oltre un comune su quattro non fa praticamente nulla per prevenire i danni derivanti da alluvioni e frane........


Il rischio frane e alluvioni interessa praticamente tutto il territorio nazionale: sono ben 5.581 i comuni a rischio idrogeologico, il 70% del totale dei comuni italiani, di cui 1.700 a rischio frana, 1.285 a rischio di alluvione e 2.596 a rischio sia di frana sia di alluvione. E' quanto emerge dall'indagine di Legambiente e Protezione civile, Ecosistema Rischio 2009 in cui sono state monitorate le attività dei comuni italiani classificati ad alto rischio idrogeologico dal ministero dell'Ambiente e dall'Upi (Unione province italiane).Le zone rosse - Il nostro territorio, aggiunge il rapporto, è "reso ancora più fragile dall'abusivismo, dal disboscamento dei versanti e dall'urbanizzazione irrazionale". Le "zone rosse" in Italia riguardano sette comuni su 10. E, in particolare, le regioni con la più alta percentuale di comuni a rischio, pari al 100%, sono la Calabria con 409 comuni (57 a rischio frana, 2 a rischio alluvione, 350 sia frana sia alluvione), l'Umbria con 92 comuni (40 frana, 1 alluvione, 51 frana e alluvione) e la Valle d'Aosta con 74 comuni (11 frana e 63 frana e alluvione), subito seguite dalle Marche con il 99% dei comuni a rischio (243) e dalla Toscana con il 98% (280). Seguono il Lazio con 366 comuni a rischio idrogeologico (pari al 97%) e la Basilicata con 123 comuni esposti (pari al 94%). La Campania (della tragedia di Sarno) ha l'86% dei comuni esposti a rischio, 474 totali (193 frana, 67 alluvione, 214 tutte e due), in Sicilia sono il 70% pari a 272 in totale (200 frana, 23 alluvione, 49 sia frana che alluvione). L'Abruzzo arriva a sfiorare i sei comuni su 10 (il 58% pari a 178 comuni) esposti a rischio. Le Regioni con più "tenuta" sono la Puglia con il 19% (48 in totale) dei comuni a rischio idrogeologico e la Sardegna con l'11% (42 comuni).Pochi si attivano contro il rischio - Nel 79% dei comuni intervistati sono presenti abitazioni in aree golenali, in prossimità degli alvei e in aree a rischio frana e nel 28% dei casi sono presenti in tali zone interi quartieri. Nel 54% dei comuni campione della indagine sono presenti in aree a rischio addirittura fabbricati industriali. Soltanto il 7% dei comuni intervistati ha intrapreso azioni di delocalizzazione di abitazioni dalle aree esposte a maggiore pericolo e appena nel 3% dei casi si è provveduto a delocalizzare insediamenti o fabbricati industriali. Nel 36% dei comuni non viene svolta regolarmente un'attività di manutenzione ordinaria delle sponde dei corsi d'acqua. Il 76% dei comuni che hanno partecipato all'indagine ha realizzato opere di messa in sicurezza dei corsi d'acqua e di consolidamento dei versanti.E' necessario che nei luoghi maggiormente esposti a pericolo di frane e alluvione siano presenti sistemi di monitoraggio che consentano di dare tempestivamente l'allerta, ma appena il 43% è dotato di sistemi per mettere in sicurezza i cittadini in caso di necessità. Migliore la situazione per quanto riguarda l'organizzazione del sistema locale di protezione civile, fondamentale per salvare la popolazione ad evento in corso. L'82% dei comuni si è dotato di un piano di emergenza da mettere in atto in caso di frana o alluvione. Soltanto il 54% di questi piani risulta essere stato aggiornato negli ultimi due anni.


 Nel 64% dei comuni esiste una struttura di protezione civile operativa 24 ore su 24. Quanto a piani di emergenza e formazione, in Italia i comuni sono ancora in ritardo: il 26% delle amministrazioni ha organizzato iniziative dedicate all'informazione dei cittadini e il 29% ha organizzato esercitazioni.Bertolaso: "La vicenda di Messina e Giampilieri parla da sola" - Durante la presentazione dell'iniziativa il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso ha sottolineato come il rischio idrogeologico è quello che incide di più sul numero delle vittime e sui costi. Il capo della Protezione Civile ha aggiunto che "purtroppo abbiamo i fatti che ci dicono come stanno le cose: la vicenda di Messina e Giampilieri parla da sola".Cogliati Dezza: "Invertire la tendenza" - “Le frane che hanno colpito in maniera drammatica Ischia e Messina sono l’ultima tragica testimonianza di quanto sia urgente invertire la tendenza nella gestione del territorio – ha spiegato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -. La continua e intensa urbanizzazione lungo i corsi d’acqua e in prossimità di versanti fragili e instabili, fa sì che il nostro Paese sia fortemente esposto ai rischi del dissesto idrogeologico". Il responsabile Protezione Civile di Legambiente Simone Andreotti ha auspicato invece che “le amministrazioni si attivino nella programmazione di una migliore gestione del territorio”
Fonte: Tiscali notizie 09 dicembre 2009

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